E non si educano con i banchetti, con i bla ba bla e le
giornate mondiali di questo e di quello.
Come fa uno a essere indifferente, a non pensare e a non
essere triste quando una bambina tenta il suicidio perché a scuola è fatto
oggetto di scherni e umiliazioni da parte di coetanei?
Se uno non lo è, o urla il suo disappunto (sarebbe come
urlare inutilmente al vento) oppure lo scrive senza la presunzione che, due
righe possano risolvere il problema.
Ma chi ci governa sta pensando seriamente e soprattutto
veramente alle misure da adottare per educare e prevenire l’ormai dilagante
fenomeno del bullismo?
Esiste un progetto serio?
Soprattutto esistono persone competenti ed esperte da riunire
in pool che potrebbero studiare azioni concrete, iniziative e progetti da
mettere in atto, per preparare altre persone che possano a loro volta portarle negli
ambienti come gli oratori, le scuole e le società sportive o, come solito si preferisce
scaricare anche questo problema, come tanti altri, sulle spalle delle Forze
dell’Ordine?
L’adolescenza è il periodo più delicato e strategico nella
vita dei nostri figli ma, mentre loro crescono velocemente, le istituzioni
esistenti sono, se non del tutto assenti, in grave e notevole ritardo.
Anche se cortesemente, ho sempre risposto no alle associazioni
che, susseguendosi mi chiedono di far loro da testimonial.
Sono deluso e nauseato anche da loro.
I banchetti di sensibilizzazione (con annesse raccolte fondi)
i bla bla bla, le giornate mondiali, una volta di questo, l’altra volta di
quello e via all’infinito, tante volte mi sembra perfino che siano i loro sport
preferiti, i loro così come quelli dei politici.
I nostri giovani non si educano con i banchetti, con le
giornate mondiali di questo e di quello e, tantomeno con le parole.
Servono azioni e fatti concreti, serve qualche cosa di più.
Questo lo dico a chi vuol capire, che sia associazione, che
scriva sui giornali o, a maggior ragione che faccia della politica.
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