Primo giorno
dell’anno.
Siamo già consumati.
Ci auguriamo ciò che
vorremmo, consultiamo gli oroscopi per capire cosa ci riserverà.
Chissà come sarà il
nuovo anno.
Di questi tempi è più
facile azzeccare un terno al lotto che una previsione sul futuro.
Sarà perché ci si
muove alla velocità della luce, con tempi sempre più sincopati e con le
giornate sempre più strette nella morsa delle migliaia di cose da fare.
Sarà perché il futuro
ci ha illusi, ma la gente ha bisogno di ritornare con i piedi per terra, di
riflettere con se stessa, di ritrovare un contatto con la natura di là dallo
stress e delle difficoltà quotidiane, di condividere, ascoltare, meditare e
riflettere, magari qualche volta voltandosi indietro verso il passato.
Quello che il
progresso consuma velocemente a forza di e dai ci ha consumato.
Anche se non ce ne
accorgiamo, stiamo riscoprendo il tribalismo, ciò che facciamo fatica a
comprendere e che si chiama weconomy, non è nient’altro che la condivisione,
quotidianamente, anche se, in maniera moderna viviamo di baratti proprio come
una volta.
C’è chi inventa, c’è
chi produce, la mission del marketing è emozionare la gente, e noi magari
troviamo ciò che ci emoziona di più andando a rovistare nelle cantine e nelle
soffitte dei nonni.
Guardiamo le vecchie
foto in bianco e nero sbiadite, le conserviamo come si fa con i santini, quasi
fossero appigli, quasi a voler chiedere la protezione ai nostri antenati.
Nel quotidiano più nessuno ha la
forza per emergere se non in un gruppo, in una comunità o in un sistema.
Guardandoci indietro,
scavando nel passato, anche nei nostri errori, possiamo ritrovare nuove
idee necessarie per tirare avanti e poter guardare così anche al futuro.
Non ci accorgeremmo
nemmeno del tempo che passa.
Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d’altre nuvole
Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
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