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domenica 29 novembre 2015

CI VUOLE UN FISICO BESTIALE

E’ vero, ha ragione emmebi, giornalista della Gazzetta di Parma.
ci vuole proprio un fisico bestiale per convincerti ad andare di sera, con un freddo boia ad ascoltare, in un Duomo (freddo e gelato anche lui) un tizio di ottantasei anni (e che fisico)  che parla di particelle, di neutroni e di protoni e che ti racconta che l'universo è retto da una logica e che appunto, proprio perché c’è una logica deve esserci anche il suo Autore.
Di solito, quando non parliamo di calcio, parliamo della crisi, di donne, di lavoro, di politica, di sesso di soldi e di vacanze.
Sono le statistiche che lo dicono, non quel tizio di ottantasei anni che incanta, tenendo tutti immobili in silenzio, nonostante il freddo, semplicemente parlando di quello di cui non leggiamo mai sui giornali, non ascoltiamo mai alla radio e alla tv e non parliamo mai, nemmeno con gli amici al bar, nemmeno alla sera quando torniamo a casa e ci sediamo a tavola.

A proposito, quel fisico che parlava si chiama Antonino Zichichi e nella vita di mestiere fa lo scienziato. 

mercoledì 25 novembre 2015

IL SUCCESSO

Un post  che riassume un po’ il mio pensiero sul successo, questo parolone.
Mi sembra bello parlare di questo tema.
Tutti cerchiamo di frequentare i corsi, cerchiamo  i manuali, le ricette perfette, le strade più corte per raggiungere il successo, l’importante è raggiungerlo presto.
No anzi, subito!
Bisogna arrivarci, come non è importante, dobbiamo arrivare ad essere come l’idolo che ci faceva svalvolare da piccoli.
No anzi, a superarlo!
Nel calcio genitori che sognano già ad occhi aperti, pronti a prenotare all’edicola del quartiere la Gazzetta sportiva che dedicherà ai propri figli la prima pagina con tanto di fotografia, li vedono già vedono già attraverso maxischermi, sentono già le urla che farà Caressa ai loro goal segnati nelle gare di Champions.
E se cosi non fosse ?

Bella domanda, chissà però le risposte.

Io sono convinto che a cercarlo troppo , il successo, in ogni campo rischia di non arrivare, non solo in quello del calcio, credo che essere troppo convinti di poterlo raggiungere per forza , è il modo migliore per non arrivarci mai.
Credo che prima di tutto bisogna essere capaci.
Capaci di fare ciò che si fa, capaci di divertirsi mentre lo si fa, capaci di non sentirsi a tutti costi i numeri uno, nel calcio,  di non vedersi gia il n 10 con tanto di fascia di capitano.
Insomma, di non camminare tre metri sopra il cielo.
Bisogna essere capaci soprattutto di crederci, quello si.
Prendiamo Mina, Oreste Perri, Ugo Tognazzi, Gianluca Vialli,  (a caso, perché sono della stessa città dove abito).
Nessuno di loro credo cantava, pagaiava, recitava, giocava a calcio per voler essere a tutti i costi qualcuno.
Di certo, ci credevano perchè stavano facendo quello che più gli piaceva fare.
Riesci ad essere qualcuno nel momento in cui riesci a unire le capacità, le doti al divertimento e forse a quel pizzico di fortuna che non guasta mai.
o   Il libro di Jim Rohn Five Major Pieces to the Life Puzzle, pubblicato nel 1991, descrive quelli che lui considera i cinque componenti del successo:
o   Filosofia - come si pensa
o   Atteggiamento - come ti senti
o   Azione - quello che fai
o   Risultati - misurare spesso per vedere se si stanno facendo progressi
o   Stile di vita - il tipo di vita che si può fare da soli fuori dai primi quattro pezzi
Avere successo non è un punto di partenza , ma un traguardo a cui sicuramente ognuno, con le proprie capacità, nell’ambito delle proprie competenze può aspirare.
Emanuel James “Jim” Rohn sosteneva che siamo la media delle cinque persone più vicine a noi.

Come dargli torto?


J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
www.carloferoldi.weebly.com

martedì 17 novembre 2015

PER ME DECIDO IO!

Ogni giorno siamo bombardati e sopraffatti da messaggi di ogni tipo e, ci sono volte in cui abbiamo perfino la sensazione di non avere neanche il tempo per capire se quello che stiamo decidendo sia giusto oppure sbagliato.
Viviamo immersi in una situazione dove, aziende, istituzioni, persone e organizzazioni, attraverso i loro canali, pretendono di farci fare quello che vogliono, che non sia detto sia sempre quello che vogliamo noi.
Acquistare una cosa, credere in un’altra, firmare, votare per questo o per quello e così via.
Magari è una cosa della quale non sentiamo il bisogno, magari è una cosa alla quale c’è difficile credere, magari quello per cui ci chiedono di firmare o votare è distante anni luce dalle nostre idee e dal nostro modo di ragionare.
Il farci sentire in colpa, che siamo inferiori, incapaci, di meno, minuscoli, tante volte una merda è il sistema più comune che usano.
-Secondo loro abbiamo dei problemi- e loro (guarda caso) hanno la soluzione.
Se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che ti raccontiamo, che firmano e votano per quello che proponiamo, perché tu no?
Come a tutti, capita anche a me che ci siano volte che debba prendere decisioni.
Ci sono state volte che ho preso anche decisioni imperfette, però ne ho sempre pagato le conseguenze.
E questo di tasca mia senza avere sensi di colpa, sentirmi inferiore, incapace, un di meno, un minuscolo, oppure una merda.
Ho imparato a mie spese, che è meglio prendere decisioni imperfette piuttosto che dar retta alle soluzioni perfette degli altri che poi non hanno nessun effetto.
Se secondo loro ho dei problemi e (ma vah) loro hanno la soluzione, se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che raccontano, che firmano e votano per quello che propongono, perché io no?

Semplicemente perché, per me decido io!











PER ME DECIDO IO!

Ogni giorno siamo bombardati e sopraffatti da messaggi di ogni tipo e, ci sono volte in cui abbiamo perfino la sensazione di non avere neanche il tempo per capire se quello che stiamo decidendo sia giusto oppure sbagliato.
Viviamo immersi in una situazione dove, aziende, istituzioni, persone e organizzazioni, attraverso i loro canali, pretendono di farci fare quello che vogliono, che non sia detto sia sempre quello che vogliamo noi.
Acquistare una cosa, credere in un’altra, firmare, votare per questo o per quello e così via.
Magari è una cosa della quale non sentiamo il bisogno, magari è una cosa alla quale c’è difficile credere, magari quello per cui ci chiedono di firmare o votare è distante anni luce dalle nostre idee e dal nostro modo di ragionare.
Il farci sentire in colpa, che siamo inferiori, incapaci, di meno, minuscoli, tante volte una merda è il sistema più comune che usano.
-Secondo loro abbiamo dei problemi- e loro (guarda caso) hanno la soluzione.
Se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che ti raccontiamo, che firmano e votano per quello che proponiamo, perché tu no?
Come a tutti, capita anche a me che ci siano volte che debba prendere decisioni.
Ci sono state volte che ho preso anche decisioni imperfette, però ne ho sempre pagato le conseguenze.
E questo di tasca mia senza avere sensi di colpa, sentirmi inferiore, incapace, un di meno, un minuscolo, oppure una merda.
Ho imparato a mie spese, che è meglio prendere decisioni imperfette piuttosto che dar retta alle soluzioni perfette degli altri che poi non hanno nessun effetto.
Se secondo loro ho dei problemi e (ma vah) loro hanno la soluzione, se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che raccontano, che firmano e votano per quello che propongono, perché io no?

Semplicemente perché, per me decido io!


Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d'altre nuvole








venerdì 6 novembre 2015

FANTOMAS E' SEMPRE FANTOMAS

Un evento rimandato a Pavia, al quale avrei dovuto partecipare di venerdì ha comunque sempre il suo bel vantaggio, ti anticipa il gusto e il sapore del week end.
Sbrighi qualche cosa d’altro pregustando la sera da organizzare: pizza, le fette da asporto del Lino, la migliore che puoi recuperare in zona, nel tornare, un salto alla Legler a comprare la Pepsi gigante e poi, finalmente la doccia, in boxer e maglietta sul divano, mani nello scatolone delle vecchie video-cassette da guardare, da scegliere, se gettare o tenere e sistemare e un salto indietro nel tempo.
Questa sera tocca a me: 007 o Fantomas?
Cinema Don Bosco, la domenica, ingresso 400 lire due film!
Se in tasca avevi qualche cosina di più della paghetta domenicale, gazzosa e stringa di liquirizia da usare come cannuccia.
Il proiettore aveva la luce che non era fornita da una lampada ma da carboncini.
In totale le macchine erano tre, una con lampada, ma con notevoli problemi alla ruota inferiore (trainante) che, non so come, riuscivano a far funzionare ugualmente, e un'altra a passo ridotto (pellicola da 16 mm invece che 35) che era una garanzia di efficienza.
Noi che gridavamo << mõtag dal carbogn e giù a ridere >>.
Ricordo anche, quando la pellicola bruciava e tutti << oooooh al ciapa fõg ocioooooo >>.
I carboncini dovevano essere curati perché se si allontanavano tra di loro troppo, si affievoliva la luce e la pellicola bruciava per colpa della ruota che non la tirava.
Aveva galleria e platea, d’estate il cinema lo facevano in cortile ma era meno intrigante.
La domenica si mangiava a mezzogiorno, all’una e mezza si ritrovavano i quattro dell’Ave Maria, io, Tino, Luigi e Pietro.
Si arrivava alla curva e si aspettava, non senza timore, vicino al portone di una vecchia cascina fino a quando non uscivano loro.
Quando uscivano, la domenica aveva preso tutta un’altra piega.
Avevamo raggiunto l’età minima per entrare da soli in un cinema, l’età delle prime smorosate.
Non avevamo un metodo ma siamo diventati grandi anche così.
Ti sedevi, prima che si sedesse lei, avevi già allungato le mani sotto, immancabilmente lei si sedeva di colpo e ti rimanevano schiacciate dentro le dita nelle vecchie sedie ribaltabili di legno.
<< Cosa c’è>> <<niente, niente>> 
Questo quando ti andava bene perché, se ti beccava la torcia e l’occhio attento di Don Mario Brusa (era anche professore di religione) che, nel buio della sala del cinema cercava chi allungava le mani con le ragazzine - l’at mulava 'na funsa-.
Andavi a casa e avevano perfino il dubbio che al cinema ci fossi andato davvero.
Ti chiedevano di raccontare il film che avevi visto e non ti ricordavi più.
Ma sì, ma in fondo cosa ce ne fregava del film.
Fantomas affascinava e affascina anche ora, anche dopo tanto tempo è sempre così attuale, mette d’accordo tutti perché piace a tutti.
Ti piacciono le auto?
Resti incantato dalla sua DS, cabrio e, oltretutto volante.
Ti piacciono le scene d’azione?
Se ti piace l’azione, i film di Fantomas sono pieni di scene d’azione!
Se ti piacciono il glamour, la parte glamour dei super-ricchi.
Ti piacciono le gnocche?
Nei film di Fantomas c’è sempre anche quella spruzzatina di gnocche che non guasta mai, comunque sempre vestite di modo che, alla Legler, quando vado a fare la spesa non ne ho mai viste di vestite così.
Ti piacciono il lusso e anche certe location?
Vedi di quel lusso e certe location che te le sogni.
Ti piace la tecnologia?
Nei film di Fantomas è tutto un bottone che basta schiacciare.
Ti piacciono i viaggi?
Nei film di Fantomas ci sono viaggi, e che viaggi, e in che posti.
Il bello dei film di Fantomas è che ti ci tira dentro e ti prende perché in fondo, anche se a volte è un po’ un bastardo, cattivo, e anche spietato, ti da anche una certa tranquillità, quella delle storie che finiscono comunque sempre bene.
Fantomas piace perché, per un’ora e mezzo di film mette tutti d’accordo.
Bambini, donne e uomini, tutti amano Fantomas.
Questo per un’ora e mezza di film, poi nella vita ma t’immagini essere come Fantomas?
Chi resisterebbe a tutti quanti quei cocktail e wisky che si bevono in ogni film?
<< Fantomas scusa porti tu i bambini a scuola domani mattina >>.
<< Scusa ma non posso, domani mattina parto presto, ho una missione speciale in Thailandia, sono comunque di ritorno per cena >>.
Sei sempre il solito, Fantomas.

J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
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martedì 3 novembre 2015

N+O=NO!

Un conto è essere buoni.
Un altro è essere in balia degli altri, delle loro esigenze (trascurando le proprie)  e pretese perché si è troppo buoni.
Tante volte ci sono cascato anch’ io per non essere stato capace di dire un semplice no.
Anche se ero centrato nelle mie cose, bastava che un collega mi chiedesse un favore perché mollassi tutto e mi dedicassi subito a lui.
Forse era per un malinteso e sottinteso spirito di solidarietà secondo il quale per sei una persona buona e disponibile devi mettere gli altri prima di te stesso.
Può essere che inconsciamente pensassi che dire no mi avrebbe fatto perdere amici oppure che avessi bisogno di essere apprezzato.
Per intenderci, non è che adesso non senta il desiderio di essere apprezzato e benvoluto, però ho capito che dire sempre si a tutti, anche quando non hai nessuna voglia di fare ciò che gli altri ti chiedono, ha lo stesso valore di un no detto alle persone che contano di più.
Non essere capaci di dire no quando serve, ti fa sentire in balia degli altri che pensano di farti fare quello che vogliono, ti fa sentire quanto sei debole.
Ne va della tua autostima e, anche gli altri perdono stima di te.  
Non è che a dire sempre e per forza di si gli altri ti prendano per un santo, potrebbero pensare di te che sei uno che non ha le palle per rifiutare.
Quando diventi capace a dire no, può essere che gli altri pensino che, all’improvviso sei diventato un po’ stronzo.
Dipende, chi è sufficientemente intelligente arriva a capire da solo che ciò a cui ti presti, e quello che concedi non è per forza dovuto ma solo un favore e, se una cosa la devi fare perché sei obbligato non è più un favore.
Abbiamo preso l’abitudine di dire si anche quando pensiamo no perché ci hanno abituato a credere che siamo amati per ciò che facciamo e non per quello che siamo.
La conseguenza è che spesso accumuliamo talmente tanti si che finiamo per agitarci, come una bottiglia di acqua gassata quando la stappi che schizza, schizzando un no al primo che capita a tiro o anche quando non ne varrebbe la pena accollandoci, molto spesso pagandone le conseguenze.
Quando gli altri pretendono di obbligarci, e vogliono a tutti costi farci fare qualche cosa controvoglia, è necessaria una formula magica
N+O = No!
Serve per rifiutare senza aggressività, senza arroganza e con disinvoltura.
Come a volte fa l’Omone , con il giusto tono di voce ed il sorriso.
Bella fatica, per forza, la formula magica l’ha inventata lui.

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15.000 VOLTE GRAZIE !

Ogni giorno dovremmo essere veramente grati a tutte le persone che, per il solo fatto di esistere e di starci vicine, rendono migliore la nostra vita.
A chi ci ama, a chi ci è amico, a chi ci accetta così come siamo, a chi ci aspetta, a chi ci vuole bene, a chi ci da dei consigli, a chi ci da la forza, a chi ci pensa, a chi ci sopporta, a chi ha stima di noi, a  chi più semplicemente ci ascolta, ci regala un gesto di gentilezza o un sorriso.
Vedere che ci sono amicizie che leggono e condividono i contenuti dei miei post mi riempie di emozione, di gioia e di orgoglio e sinceramente e' anche un po' una bellissima sorpresa perchè il mio e' uno scrivere un po' cosi, senza regole, quando mi sento e soprattutto come sono capace.
E' un segno di grande fiducia nelle mie capacita' che vi assicuro sono molto meno di quanto possiate immaginare.
C’è una cosa però che penso veramente , quella di avere la grande fortuna, di essere circondato di amicizie e persone come voi.
E’ questo che mi da una grande energia ed una grande voglia di fare.  


15.000 volte grazie!

lunedì 2 novembre 2015

CIAK SI GIRA

Non hai mai avuto la tentazione di scaricare l’applicazione che, dando uno sguardo al tuo passato virtuale, sceglie, mette insieme qualche foto, qualche momento e qualche ricordo, li elabora trasformandoli in un mini film della tua vita di un minuto e te lo posta in bacheca?
I social sono una cosa, la vita è un’altra cosa.
Sui social è diverso, si ride, si scherza anche nei social ognuno ha una storia, a volte scheletri negli armadi in cui non  è impossibile sbirciare.
C’è chi magari cerca davvero un’amore e una storia importante tipo quella di Giulietta e Romeo, e non sa che ha provocato sei morti per durare tre giorni.
Più che una storia, una sventola.
C’è chi, nei social è molto popolare e ciò nonostante dimostra di essere un imbecille lo stesso.
La fama, anche nei social inganna perché può essere confusa con il successo.
Quando accetti un'amicizia, quando la chiedi, quando clicchi un like (il mi piace), quando commenti, quando posti ricorda che fai parte comunque di un mondo e, la vita delle persone, aldilà dello schermo del tuo pc, del display del tuo smarphone o del tablet non puoi mai sapere veramente come è davvero.
Ognuno di noi, anche nel web, definisce e mostra i propri parametri.
Non sono qui a fare prediche o ramanzine a nessuno, tanto meno sull’utilizzo dei social.
Penso, che ognuno nella vita debba fare ciò che gli pare, s’intende nel rispetto delle altre persone.
Però, quando giri il film della tua vita, quella reale, quella vera di tutti i giorni, fai in modo che non siano gli altri a scegliere per te le foto, i momenti, i ricordi guardando al tuo passato.
Fai in modo che non duri un minuto, che non sia un mini film e soprattutto, non accontentarti di essere una comparsa.

Sii il protagonista guardando al futuro, non al passato.

J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata