Translate

giovedì 31 dicembre 2015

W I CITTADINI DELL'ANNO

Finalmente hanno tolto quella specie di pagliacciata che nell’ultimo giorno dell’anno teneva una pagina intera, quella nella quale leggevi i cittadini dell’anno.
Potevi fotocopiarla e tenerla per il trentuno dell’anno dopo, facevi il conto, se qualcuno nel frattempo non ci aveva lasciato, quasi erano sempre gli stessi. 

Chi a capo di qualche municipalizzata, gli è bastato aumentare i costi dei servizi a carico dei cittadini per ottenere degli utili stratosferici.

Quelli che magari si sono distinti negli studi discutendo tesi sull’alimentazione ottimale per chi deve andare su marte (che poi sai te a che cazzo serve) da centodieci e lode.

Quelli che nell’attività sportiva hanno ottenuto dei buoni risultati che, per quello che fanno, considerando che sono stra-pagati, non sono mai abbastanza giustificati.

Chi più semplicemente ha dato una spolverata e regalato una chitarra o un quadro dei bisnonni trovato in soffitta a qualche museo.

Allora w i cittadini dell'anno. 
Come possono essere considerati quei ragazzi (e ne ho visti) che ogni giorno vanno a prendere, spingono la carrozzina, finita la scuola riportano a casa il compagno o la compagna di classe e gli danno una mano a fare i compiti che magari non hanno capito?
E quelli (e ne conosco) che dopo la scuola, prima di tornare a casa vanno a servire e a lavare i piatti alla mensa del povero, tornano a casa a fare i compiti e, dopo qualche ora di svago la sera tornano alla mensa del povero a servire la cena e a rilavare i piatti?
E tutte quelle persone, chissà quante ce ne sono (per fortuna molto di più di quanto si possa immaginare) che, in anonimato e silenzio, in modo del tutto disinteressato ogni giorno, spesso anche più volte al giorno, salgono o scendono scale, attraversano strade, percorrono chilometri in bicicletta per accudire persone anziane che non hanno più i loro famigliari?
Ci sono, anche se magari non fanno necessariamente parte di Associazioni di volontariato (e qui apro una parentesi perché, in non tutte s’intende e, sottolineo in non tutte s’intende, ma, in alcune bisognerebbe approfondire per guardarci meglio dentro).
Ci sono ma il bello è che non si vedono, è proprio lì che sta il bello del servizio disinteressato anche se non organizzato.
Ognuno nel suo piccolo fa quello che può, come può, quello che si sente di fare.
‘’Bene fattore’’ immagino fosse la frase che un tempo, il ricco agricoltore diceva, appunto al fattore, quando ogni fine anno gli consegnava il quaderno con i ricavi se erano buoni, ricchi e quindi soddisfacenti.
<< Bene fattore! >>
Anzi in certi casi immagino anche << molto bene, fattore >>
Spiaggiato sul divano, in attesa di togliermi dalle palle anche questo ultimo dell’anno, mi cade l’occhio su un articolo che spaccia per benefattore un bacucco miliardario che rileva una struttura, la ristruttura per fabbricarci una casa di riposo per persone abbienti (si può accedervi dopo aver fatto domanda che sarà valutata attentamente perché la retta mensile supera di lungo un soggiorno di un mese a Cortina in alta stagione).
In fondo però è anche vero che nessuno è obbligato a leggere, tantomeno a credere in ciò che vogliono farci credere, allora butto l’inserto, tutta la rivista svolazza sul pavimento con il suo buonismo e leccaculismo sfacciato!
Mi ha preso un po’ di nausea, ho un blisgon (un tortello di zucca) che ho mangiato alla Vigilia che mi viene un po’ su.
Mi viene da vomitare anche se penso che non ne morirò.
Mi ci vorrebbe un tè bello caldo, con tanto limone.
Quello si che andrebbe giù bene, non come tutte quelle cose che vorrebbero farci bere.



J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
www.carloferoldi.weebly.com

mercoledì 30 dicembre 2015

2016

Più che congedarsi, visto che è arrivato il freddo che quelli delle previsioni meteo avevano previsto, il 2015 sta per congelarsi.
A chi ha ha nascosto le sue cicatrici dietro a un sorriso, a chi ha rischiato, a chi invece sta ancora aspettando l’ultimo lancio di dadi, a chi ha dovuto ricominciare, a chi ha avuto il coraggio di sfidare la sorte, a chi si è perso e dopo si è ritrovato, a chi si sta ancora cercando..
E’ quando agisci che ti aumenta il coraggio, è quando rimandi che ti prendono l'angoscia, l'ansia e la paura.
Non è l’anno nuovo che dovrebbe essere diverso e migliore.


J  Siamo noi

martedì 22 dicembre 2015

ESATTAMENTE

Ci sono volte nelle quali bisogna andare anche in posti dove nessuno vorrebbe andare.
E’ giusto così, essere uomini o donne vuol dire anche questo soprattutto se, hai un amico come Elio, che ha avuto qualche piccolo problema (lui lo chiama così) fa un po’ più fatica a tirar fuori le parole che non siano l’esatto, quell’intercalare che aveva già prima, che infilava in ogni discorso almeno una decina di volte.
Esatto!
Anche se Elio, esatto nel senso di preciso, non lo è mai stato.
Lui è quello che sta aspettando da mesi che suo fratello vada a trovarlo, gli porti una radiolina così, la domenica pomeriggio passa il tempo ascoltando le partite, come si faceva una volta.
Alla fine la radio e anche una televisione gliele abbiamo comprate noi e, con l’avanzo della colletta tra amici abbiamo telefonato (Elio non lo sa) per avere, ma soprattutto per dare a suo fratello una conferma importante, già lo sapevamo, era un grande stronzo prima, è rimasto tale.
Industrialotto di quelli a zero sensibilità, da suo fratello non ci è mai andato e tanto meno gli telefona.
Elio l’aveva già prima, il grande potere se lo incontravi di cambiarti al meglio la giornata regalandoti la sua allegria e il buonumore.
Mai visto arrabbiato, con qualsiasi tempo, in qualsiasi stagione.
Pensavamo che fosse cambiato dopo di quel piccolo problema’’ che ha avuto che da qualche mese ormai lo costringe in un letto di ospedale di campagna.
Non so, dove trovi la forza, sembra perfino felice quando gira la testa verso destra, verso la vetrata che da sul giardino con la fontana e la statua della Madonna.
<< L la tua s squadra co come va di esatto? Sa sa sai che sa sabato, ti ho visto alla te televisione? Venerdì o sabato?>>
Sabato << ah ecco, sabato, esatto, esatto >>
E’ sempre stato così, Elio si preoccupa soprattutto degli altri e per gli altri, sembra perfino trovare energie e forze nella forza degli altri, quelli che ‘’sono tutto a posto’’.
<< Le s suore vv venerdì hanno detto c che, dopo la mm, la Messa c’è la f festina con il pp panettone e lo ss spumante>>.
Per chi nella vita si è sempre accontentato di poco, a chi è sempre bastato poco, per essere felice, in questi momenti, con quel piccolo problema’’cosa può pretendere a Natale?
L’unico dubbio << mm ma vv volevo cc chiederti uu una cosa, mm ma vv venerdì ci sono le partite? >>
<< No Elio, venerdì è Natale>>
<<Esatto, esatto>>
Aa allora, dico a Ss Suor Paolina che ci vado, mm mi faccio portare in cc carrozzina.
Già, Suor Paolina, la giovane (deve essere una novizia) sorella-culon-brasileira, quella che con il sorriso, facendo il verso con la manina, se gli chiedi notizie di Elio, ti dice che è un po’ birichino e lui gli risponde << Esatto Ss Sorella, esatto>>.
E cosa rispondi, come fai a stare serio, più che ridere cosa fai?
Lei non sa, che noi sappiamo che ha le corna (piccole e simpatiche come Elio).
Sì perché poi, nell’altro turno c’è Betty (Ss Suor Elisabetta) che, immancabilmente, ogni volta ci saluta sempre allo stesso modo con l’accento inconfondibile veneto.
<< Ecolo un altro de la banda>> se qualcuno va da solo in visita a Elio, oppure << ecoli, va che banda >> quando ci si va con la compagnia (con tutta la banda).
<< Si sì, l’è un bel birichino, >>
<< Esatto Ss Sorella, esatto >>
Oddio Elio bello non lo è mai stato, birichino?    
Dai, passiamolo come segreto (diciamo professionale?).
Sviando il discorso, comunque non solo perché ormai mancano tre giorni a Natale, che vale la pena di fare quaranta minuti di corriera per andare e quaranta per tornare per andare in un posto dove nessuno vorrebbe andare, non solo da ricoverato, anche da visitatore.
C’è sempre tra gli amici qualcuno che non si dimentica, quando può, magari facendo ‘’una volata’’ in una pausa di lavoro saltando il pranzo, magari appena finito la sera rinunciando a passare dal bar, e questo mi piace, perché è bello.
Vale la pena perché impari, senti con le tue orecchie e vedi con i tuoi occhi quello che a volte la gente racconta, che ci sono persone che, anche quando un caso della vita gli presenta un conto salato, affrontano il problema nonostante, pagano il loro debito con una forza d’animo incredibile che a volte ti chiedi ma come fanno.
<< Ss se pp per caso vedete mio ff fratello ditegli di andare a q quel paese >> il massimo delle sue parolacce, mai sentito Elio dire una parolaccia.

Elio, ma quando mandiamo la gente a quel paese, esattamente, dove va? 


Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d’altre nuvole

domenica 20 dicembre 2015

AUGURI

Sono uno di quelli che non amano particolarmente le Feste, non solo il Natale ma anche Capodanno, il Carnevale, la Pasqua, il Ferragosto. 
Mi mettono addosso malinconia, nostalgia e un po’ di tristezza.
Come nel paesaggio del mulino bianco sono giorni nei quali tutti devono volersi bene, (ci scusiamo per l’interruzione, le ostilità riprenderanno non appena possibile, subito dopo l’Epifania).
Sono giorni nei quali sembra che debba regnare l’allegria a tutti i costi, solo che, per tanti di noi non è così.
A tanti di noi le Feste creano quel senso di fastidio, di malinconia di nostalgia che sconfina in tristezza, tanti di noi, sperano solo che passino in fretta, ma il più in fretta possibile.
La sola idea di essere costretti a una convivenza quasi forzata con conoscenti, gente che a mala pena sai chi è, con certi parenti, ci fa diventare ansiosi.
In questi giorni dell’anno ci sta pure che si finisca poi per fare bilanci e si possa essere più malinconici e apatici del solito.
Va beh dai, cercheremo allora da parte nostra di aiutare gli altri ed essere più leggeri e flessibili per non rovinare le loro Feste, agendo il più possibile sulla base dei nostri desideri e, cercando anche di dire qualche no, spiegando bene le nostre ragioni soprattutto per farle capire e perché possano capirle gli altri, a quelli che non sono in grado.
Anche gli altri speriamo ci vengano incontro dandoci una mano.
Siamo disponibili a vivere il confronto con gli sboroni che in questo periodo non mancano mai (e che si raccontano chissà perché sempre per Natale), con serenità, in maniera costruttiva, anche se ci sono delle differenze che vanno a nostro sfavore, ma chi se ne frega!
Cercheremo per quanto possibile di essere e di vedere positivo su quanto di bello ci aspetterà finite queste Feste e su quanto di buono andremo a fare. Quanto fascino poi, o quanta malinconia, nostalgia e tristezza esercita su di noi il ricordo degli entusiasmi di Feste passate?
Magari tantissimo, ma il ricordare non sempre è all’altezza delle attese per noi che abbiamo imparato a non aspettarci niente da nessuno così da non restare poi delusi.
Certo che l’entusiasmo di certi Natali rimane insuperabile, amavamo sognare attraverso storie e sfide impossibili, in certi anni tutto era una nuova sfida e, tutto era accolto con euforia, entusiasmo, voglia di festeggiare perché dopo c’era da costruire e stupire.
Oggi rievocare, anche solo nostalgicamente lo stesso spirito magari non è la stessa cosa, in certi anni il tutto era una cosa completamente diversa.
Sai te cos’è che prende persone come noi in questi giorni nei quali tutti gli altri sembrano essere più felici, sarà colpa del nostro carattere, sarà la pasta con la quale siamo fatti, sarà il Christmas Blues sarà la nostalgia che diventa canaglia, oppure più semplicemente, la malinconia del Natale, che arriva puntualmente e, puntualmente passerà come per magìa una volta trascorsi questi giorni di vacanza.

So che è un’utopia, mi piacerebbe ci fossero delle Feste senza il bisogno di fare degli Auguri, Feste nelle quali la gente non si augura niente perché non gli manca niente.
Significherebbe che la gente ha già le cose che auguriamo e che meriterebbe, almeno quelle essenziali, quelle più importanti, la salute innanzitutto, una casa e un lavoro, dei governanti davvero capaci e meno cialtroni, una politica diversa.
Siccome appunto, è un’utopia, allora Auguri !

Prima di tutti e specialmente a chi è alle prese ed è incastrato in qualche malattia e nella sofferenza e a chi è ingarbugliato in qualche problema e situazione difficile.
Di cuore l’Augurio che tutto si risolva per il meglio e che possa tornare al più presto il sorriso.

A tutti Auguro le migliori qualità,
L’allegria
L’amore per l’essere corretto, quello verso tutti gli esseri, per la giustizia e per la probità
L’attenzione
La capacità di allontanarsi dagli onori, di condividere il gioco con gli amici, di non vantarsi per i propri studi, di non trovare piacere nell’ impartire ordini.
La chiarezza
La comprensione
La capacità di allontanarsi dagli onori
La facilità di parola
La fiducia
La generosità
Le intuizioni che vengono dal cuore
La lentezza nell’incollerirsi
La moderazione negli eccessi, negli affari, nelle conversazioni, nelle comodità, nella leggerezza, nel ridere, nei rapporti con il mondo
La modestia
La pazienza
Il rispetto, per gli altri e per se stessi
Il ritegno nel parlare
La tranquillità mentale
L’umiltà

Bagagli riposti in garage, l’auto parcheggiata, il cellulare che squilla di meno e impostato in modalità - excuse not reached.
Voglio dedicare com’è giusto, il tempo che meritano i miei affetti, le persone che in silenzio mi accettano così come sono, per quello che sono, mi danno dei consigli, mi danno forza, mi pensano, mi sopportano, hanno stima di me e soprattutto hanno la pazienza di aspettarmi.
Sono le persone delle quali non parlo mai, che non leggi mai nei pochi articoli sui giornali, non vedi mai al mio fianco nelle foto perché, nella loro semplicità hanno scelto così ed è una scelta che rispetto, sono persone che ci sono e mi fanno sentire bene.

In occasione delle festività mi prendo una pausa soprattutto per loro.
Buone Feste, ci rivediamo qui, o da qualche altra parte quando saranno passate.





giovedì 10 dicembre 2015

1 SU 1.000

Da qualche giorno finalmente non se ne parla più.
Come di chi!
Ma di Gianni Morandi e della sua pagina Facebook.
Prima era una specie di eroe nel social con il suo fai-da-te, foto di vita quotidiana, pensieri postati alla buona e in modo genuino, notti passate a rispondere a tutti i messaggi dei fan.
Un po’ come faccio io, un po’ come fai tu, la somma elevata all’ennesima potenza.
Per una foto postata con un messaggio ad Anna “Mettila verso le 13 o 14” apriti cielo, o meglio, per una settimana si è aperto il cielo.
Giornali, social, tv a parlarne addirittura in prima serata, Gianni Morandi che deve giustificarsi e dare spiegazioni.
A me Gianni Morandi come cantante non è mai piaciuto, tranne che quella volta, al Festival di San Remo con Adriano Celentano (un altro che, come cantante non mi è mai piaciuto) ha cantato ‘’Ti penso e cambia il mondo’’.
Quella volta si che ho visto un Gianni Morandi che mi piaceva.
Ciò nonostante non capisco; questo per tutti (va beh io sono una eccezione)  è intramontabile, un vero mito,  una vita che canta che andava a cento allora, arriva un dubbio insinuato da qualcuno e si cambia opinione.
Ma si fa così con le persone?
E tutto per una foto postata in un social con un messaggio che insinua il dubbio che non sia lo stesso Gianni Morandi realmente a postare ma qualcun altro per lui, forse un social media manager.
E se anche così fosse?
Ci sono aziende che, nei loro team di lavoro utilizzano questa figura professionale, perché non potrebbe averlo nel suo, un cantante famoso da una vita il cui fatturato è superiore a quello di tante altre aziende?
Comunque, c’è una cosa che mi piacerebbe chiedere davvero a Gianni , so di darti una delusione, ma non è sicuramente se è lui o qualcun altro per lui a postare foto e pensieri nei suoi account.
A Gianni Morandi mi piacerebbe chiedere un’altra cosa.
1su 1.000 (ce la fa) è stato un altro suo grande successo, e chi non l’ha cantata almeno una volta (io sono sempre quell’eccezione).
Ma si sa qualche cosa degli altri 999?
C’è qualcuno che si preoccupa per loro?
Si sa che fine hanno fatto costoro, se si sentono sconfitti, se c’è qualcuno che gli abbia teso la mano e gli ha dato la cosiddetta pacca sulla spalla come di solito fa (o almeno dovrebbe fare) un vincitore con lo sconfitto?
Soprattutto, stanno preparando la loro riscossa?
Se no, e perché non sono riusciti a tirare fuori Gianni Morandi che è dentro di loro?
Se sì, in che modo?

Queste si che sono cose che veramente mi piacerebbe chiedere a Gianni Morandi.



J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
www.carloferoldi.weebly.com

PORTAMI CON TE

Sono in prigione (e non è uno scherzo!)
Potrebbe capitarti di cercarmi e che ti rispondano che sono in prigione, non è uno scherzo. 

Vivo più o meno duecento giorni l’ anno tra i disperati in un carcere, come tutti non posso utilizzare cellulare e internet, il mio ufficio è una cella, senza pc, tanto meno la tv.
Mangio quello che mangiano tutti, molte volte salto il pasto perché non c’è tempo, cosi come non ne ho per rispondere a chi mi critica per la vitaccia che faccio o per domandarmi se sono davanti a persone normali o no. 
Alleno tra le mura di un carcere dove, se ti guardi intorno non hai consolazione, vedi solo le mura di cinta e i blocchi di cemento dei vari reparti, una squadra di calcio cosmopolita, unica, originale e speciale, quella della II Casa di Reclusione di Milano, il Carcere di Bollate per intenderci, l'unico Team in Europa composto interamente da detenuti (di 5 Continenti, 21 Paesi e quindi culture, lingue, reati, religioni e reparti diversi) che disputa regolarmente i campionati della F.I.G.C. (Federazione Italiana Giuoco Calcio) e autorizzato a giocare le proprie gare anche in trasferta. 
Non credo che questa esperienza cambierà il mondo, nemmeno la sfida che ho deciso di accettare, di certo è importante e ha un senso soprattutto per me perché ha cambiato anche me. 
Ci sono cose che se non le vivi non le puoi raccontare, ci provo questa sera nello speciale ''Portami con te'' andato in onda su Rai Sport 1.


Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d'altre nuvole

martedì 1 dicembre 2015

I LAVORI DI MERDA

Il problema del lavoro.
Soprattutto di quale lavoro.
Davvero un bel problema.
Avanti con il tempo, stiamo già toccando con mano e già vedendo in alcuni settori, tanti lavori non esisteranno più, la tecnologia sostituirà le persone con delle macchine.
Concentrarsi sui posti di lavoro intesi come posti di lavoro fissi, il posto di lavoro e basta, diventa sempre di più tempo sprecato, forse è meglio ragionare e vedere il lavoro con un’altra ottica se vogliamo davvero risolvere il problema del lavoro.
Il guadagno è una cosa, il lavoro è un’altra cosa, un conto è lavorare, un altro conto è lavorare e guadagnare.
Il lavoro in se stesso non dovrebbe essere un obiettivo ma un’attività che ci permette di guadagnare, perchè,  l’obiettivo vero in un lavoro dovrebbe essere il guadagno.
Questo è un motivo per cui quando sento, anche in tv (e allora cambio canale) tutte quelle discussioni che parlano di posti di lavoro, di migliaia di posti di lavoro, anzi, di milionate di posti di lavoro penso che siano solo delle grandi puttanate.
Un altro motivo è che tante volte vorrebbero farci intendere e fare passare come posti di lavoro, quello che lavoro non è, ma solo un rimedio per chi, all’ultimo stadio, nella sua disperazione, deve pur trovare qualche cosa in cui arrabattarsi per cercare di sbarcare il lunario.
Se per lavoro intendiamo quello offerto, che spesso leggiamo nelle pagine di annunci su certi giornali e anche in certi siti specializzati in offerte di lavoro appunto, credo che qualsiasi persona con un po’ d’ingegno sarebbe capace di creare milioni di posti di lavoro.
Se miriamo al risultato finale e, il nostro lavoro e il nostro obiettivo è creare  e promettere migliaia, milioni di posti di lavoro e stiamo  creando e proponendo migliaia o milioni di posti di lavoro (di merda), il risultato finale e il nostro  obiettivo dpotrebbe considerarsi raggiunto con estrema facilità
Allora, sarebbe meglio saper distinguere tra lavoro inteso come attività che permette alle persone di guadagnare e come lavoro inteso come risultato finale.
A mio modesto parere tutta la differenza sta qui.
Le domande che ci dovremmo fare sono completamente diverse: ho un lavoro, offro lavoro  (inteso solamente come attività) oppure faccio un lavoro, offro un lavoro  che mi e che permette a chi lavora  guadagnare?
Giunti a questo punto, credo diventerà sempre più importante per ognuno di noi aumentare il livello delle proprie competenze, e allargare le proprie conoscenze e, soprattutto studiare modi e sistemi per come metterle in circolazione con professionalità nel mercato del lavoro.
Certo, lo so che non è facile, come tutto del resto nella vita, ma a volte, specialmente in certi momenti bisogna essere realisti.
Basta quindi aspettare, basta sperare, meglio cominciare a darsi da fare.
Basta perdere tempo a inviare curriculum in risposta ad annunci di offerte di lavoro di merda.
Lo so che non è una soluzione ma più che un consiglio, una ricetta, così come so che sono imperfetto nel senso, che se penso che devo dire o scrivere una cosa la dico e la scrivo senza tanti giri di parole.
Oggi mi andava di scrivere di queste cose e allora le ho scritte.

Tutto qui.



J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
www.carloferoldi.weebly.com

domenica 29 novembre 2015

CI VUOLE UN FISICO BESTIALE

E’ vero, ha ragione emmebi, giornalista della Gazzetta di Parma.
ci vuole proprio un fisico bestiale per convincerti ad andare di sera, con un freddo boia ad ascoltare, in un Duomo (freddo e gelato anche lui) un tizio di ottantasei anni (e che fisico)  che parla di particelle, di neutroni e di protoni e che ti racconta che l'universo è retto da una logica e che appunto, proprio perché c’è una logica deve esserci anche il suo Autore.
Di solito, quando non parliamo di calcio, parliamo della crisi, di donne, di lavoro, di politica, di sesso di soldi e di vacanze.
Sono le statistiche che lo dicono, non quel tizio di ottantasei anni che incanta, tenendo tutti immobili in silenzio, nonostante il freddo, semplicemente parlando di quello di cui non leggiamo mai sui giornali, non ascoltiamo mai alla radio e alla tv e non parliamo mai, nemmeno con gli amici al bar, nemmeno alla sera quando torniamo a casa e ci sediamo a tavola.

A proposito, quel fisico che parlava si chiama Antonino Zichichi e nella vita di mestiere fa lo scienziato. 

mercoledì 25 novembre 2015

IL SUCCESSO

Un post  che riassume un po’ il mio pensiero sul successo, questo parolone.
Mi sembra bello parlare di questo tema.
Tutti cerchiamo di frequentare i corsi, cerchiamo  i manuali, le ricette perfette, le strade più corte per raggiungere il successo, l’importante è raggiungerlo presto.
No anzi, subito!
Bisogna arrivarci, come non è importante, dobbiamo arrivare ad essere come l’idolo che ci faceva svalvolare da piccoli.
No anzi, a superarlo!
Nel calcio genitori che sognano già ad occhi aperti, pronti a prenotare all’edicola del quartiere la Gazzetta sportiva che dedicherà ai propri figli la prima pagina con tanto di fotografia, li vedono già vedono già attraverso maxischermi, sentono già le urla che farà Caressa ai loro goal segnati nelle gare di Champions.
E se cosi non fosse ?

Bella domanda, chissà però le risposte.

Io sono convinto che a cercarlo troppo , il successo, in ogni campo rischia di non arrivare, non solo in quello del calcio, credo che essere troppo convinti di poterlo raggiungere per forza , è il modo migliore per non arrivarci mai.
Credo che prima di tutto bisogna essere capaci.
Capaci di fare ciò che si fa, capaci di divertirsi mentre lo si fa, capaci di non sentirsi a tutti costi i numeri uno, nel calcio,  di non vedersi gia il n 10 con tanto di fascia di capitano.
Insomma, di non camminare tre metri sopra il cielo.
Bisogna essere capaci soprattutto di crederci, quello si.
Prendiamo Mina, Oreste Perri, Ugo Tognazzi, Gianluca Vialli,  (a caso, perché sono della stessa città dove abito).
Nessuno di loro credo cantava, pagaiava, recitava, giocava a calcio per voler essere a tutti i costi qualcuno.
Di certo, ci credevano perchè stavano facendo quello che più gli piaceva fare.
Riesci ad essere qualcuno nel momento in cui riesci a unire le capacità, le doti al divertimento e forse a quel pizzico di fortuna che non guasta mai.
o   Il libro di Jim Rohn Five Major Pieces to the Life Puzzle, pubblicato nel 1991, descrive quelli che lui considera i cinque componenti del successo:
o   Filosofia - come si pensa
o   Atteggiamento - come ti senti
o   Azione - quello che fai
o   Risultati - misurare spesso per vedere se si stanno facendo progressi
o   Stile di vita - il tipo di vita che si può fare da soli fuori dai primi quattro pezzi
Avere successo non è un punto di partenza , ma un traguardo a cui sicuramente ognuno, con le proprie capacità, nell’ambito delle proprie competenze può aspirare.
Emanuel James “Jim” Rohn sosteneva che siamo la media delle cinque persone più vicine a noi.

Come dargli torto?


J Di calcio e d’altre nuvole 
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata 
www.carloferoldi.weebly.com

martedì 17 novembre 2015

PER ME DECIDO IO!

Ogni giorno siamo bombardati e sopraffatti da messaggi di ogni tipo e, ci sono volte in cui abbiamo perfino la sensazione di non avere neanche il tempo per capire se quello che stiamo decidendo sia giusto oppure sbagliato.
Viviamo immersi in una situazione dove, aziende, istituzioni, persone e organizzazioni, attraverso i loro canali, pretendono di farci fare quello che vogliono, che non sia detto sia sempre quello che vogliamo noi.
Acquistare una cosa, credere in un’altra, firmare, votare per questo o per quello e così via.
Magari è una cosa della quale non sentiamo il bisogno, magari è una cosa alla quale c’è difficile credere, magari quello per cui ci chiedono di firmare o votare è distante anni luce dalle nostre idee e dal nostro modo di ragionare.
Il farci sentire in colpa, che siamo inferiori, incapaci, di meno, minuscoli, tante volte una merda è il sistema più comune che usano.
-Secondo loro abbiamo dei problemi- e loro (guarda caso) hanno la soluzione.
Se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che ti raccontiamo, che firmano e votano per quello che proponiamo, perché tu no?
Come a tutti, capita anche a me che ci siano volte che debba prendere decisioni.
Ci sono state volte che ho preso anche decisioni imperfette, però ne ho sempre pagato le conseguenze.
E questo di tasca mia senza avere sensi di colpa, sentirmi inferiore, incapace, un di meno, un minuscolo, oppure una merda.
Ho imparato a mie spese, che è meglio prendere decisioni imperfette piuttosto che dar retta alle soluzioni perfette degli altri che poi non hanno nessun effetto.
Se secondo loro ho dei problemi e (ma vah) loro hanno la soluzione, se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che raccontano, che firmano e votano per quello che propongono, perché io no?

Semplicemente perché, per me decido io!











PER ME DECIDO IO!

Ogni giorno siamo bombardati e sopraffatti da messaggi di ogni tipo e, ci sono volte in cui abbiamo perfino la sensazione di non avere neanche il tempo per capire se quello che stiamo decidendo sia giusto oppure sbagliato.
Viviamo immersi in una situazione dove, aziende, istituzioni, persone e organizzazioni, attraverso i loro canali, pretendono di farci fare quello che vogliono, che non sia detto sia sempre quello che vogliamo noi.
Acquistare una cosa, credere in un’altra, firmare, votare per questo o per quello e così via.
Magari è una cosa della quale non sentiamo il bisogno, magari è una cosa alla quale c’è difficile credere, magari quello per cui ci chiedono di firmare o votare è distante anni luce dalle nostre idee e dal nostro modo di ragionare.
Il farci sentire in colpa, che siamo inferiori, incapaci, di meno, minuscoli, tante volte una merda è il sistema più comune che usano.
-Secondo loro abbiamo dei problemi- e loro (guarda caso) hanno la soluzione.
Se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che ti raccontiamo, che firmano e votano per quello che proponiamo, perché tu no?
Come a tutti, capita anche a me che ci siano volte che debba prendere decisioni.
Ci sono state volte che ho preso anche decisioni imperfette, però ne ho sempre pagato le conseguenze.
E questo di tasca mia senza avere sensi di colpa, sentirmi inferiore, incapace, un di meno, un minuscolo, oppure una merda.
Ho imparato a mie spese, che è meglio prendere decisioni imperfette piuttosto che dar retta alle soluzioni perfette degli altri che poi non hanno nessun effetto.
Se secondo loro ho dei problemi e (ma vah) loro hanno la soluzione, se ci sono persone che acquistano quella cosa, che credono in ciò che raccontano, che firmano e votano per quello che propongono, perché io no?

Semplicemente perché, per me decido io!


Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d'altre nuvole