Finalmente
hanno tolto quella specie di pagliacciata che nell’ultimo giorno dell’anno
teneva una pagina intera, quella nella quale leggevi i cittadini dell’anno.
Potevi
fotocopiarla e tenerla per il trentuno dell’anno dopo, facevi il conto, se
qualcuno nel frattempo non ci aveva lasciato, quasi erano sempre gli stessi.
Chi a
capo di qualche municipalizzata, gli è bastato aumentare i costi dei servizi a
carico dei cittadini per ottenere degli utili stratosferici.
Quelli
che magari si sono distinti negli studi discutendo tesi sull’alimentazione
ottimale per chi deve andare su marte (che poi sai te a che cazzo serve) da
centodieci e lode.
Quelli
che nell’attività sportiva hanno ottenuto dei buoni risultati che, per quello
che fanno, considerando che sono stra-pagati, non sono mai abbastanza
giustificati.
Chi più
semplicemente ha dato una spolverata e regalato una chitarra o un quadro dei
bisnonni trovato in soffitta a qualche museo.
Allora w
i cittadini dell'anno.
Come
possono essere considerati quei ragazzi (e ne ho visti) che ogni giorno vanno a
prendere, spingono la carrozzina, finita la scuola riportano a casa il compagno
o la compagna di classe e gli danno una mano a fare i compiti che magari non
hanno capito?
E quelli
(e ne conosco) che dopo la scuola, prima di tornare a casa vanno a servire e a
lavare i piatti alla mensa del povero, tornano a casa a fare i compiti e, dopo
qualche ora di svago la sera tornano alla mensa del povero a servire la cena e
a rilavare i piatti?
E tutte
quelle persone, chissà quante ce ne sono (per fortuna molto di più di quanto si
possa immaginare) che, in anonimato e silenzio, in modo del tutto
disinteressato ogni giorno, spesso anche più volte al giorno, salgono o
scendono scale, attraversano strade, percorrono chilometri in bicicletta per
accudire persone anziane che non hanno più i loro famigliari?
Ci sono,
anche se magari non fanno necessariamente parte di Associazioni di volontariato
(e qui apro una parentesi perché, in non tutte s’intende e, sottolineo in non
tutte s’intende, ma, in alcune bisognerebbe approfondire per guardarci meglio
dentro).
Ci sono
ma il bello è che non si vedono, è proprio lì che sta il bello del servizio
disinteressato anche se non organizzato.
Ognuno
nel suo piccolo fa quello che può, come può, quello che si sente di fare.
‘’Bene
fattore’’ immagino fosse la frase che un tempo, il ricco agricoltore diceva,
appunto al fattore, quando ogni fine anno gli consegnava il quaderno con i
ricavi se erano buoni, ricchi e quindi soddisfacenti.
<<
Bene fattore! >>
Anzi in
certi casi immagino anche << molto bene, fattore >>
Spiaggiato
sul divano, in attesa di togliermi dalle palle anche questo ultimo dell’anno,
mi cade l’occhio su un articolo che spaccia per benefattore un bacucco
miliardario che rileva una struttura, la ristruttura per fabbricarci una casa
di riposo per persone abbienti (si può accedervi dopo aver fatto domanda che
sarà valutata attentamente perché la retta mensile supera di lungo un soggiorno
di un mese a Cortina in alta stagione).
In fondo
però è anche vero che nessuno è obbligato a leggere, tantomeno a credere in ciò
che vogliono farci credere, allora butto l’inserto, tutta la rivista svolazza
sul pavimento con il suo buonismo e leccaculismo sfacciato!
Mi ha
preso un po’ di nausea, ho un blisgon (un tortello di zucca) che ho mangiato
alla Vigilia che mi viene un po’ su.
Mi viene
da vomitare anche se penso che non ne morirò.
Mi ci
vorrebbe un tè bello caldo, con tanto limone.
Quello si
che andrebbe giù bene, non come tutte quelle cose che vorrebbero farci bere.
J Di calcio e d’altre nuvole
Carlo Feroldi-Riproduzione Riservata
www.carloferoldi.weebly.com
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