Ricordi di cose che ti hanno raccontato da bambino, delle
quali non ti dimentichi più, anche dopo quando sei cresciuto e rivissute
attraverso un film in bianco e nero (o meglio, in grigio).
Non ero ancora nato quando è stato girato questo film e la
serie, anni dopo, però è stata l’unica concessione la sera (anche perché i bei
film una volta andavano in onda in prima serata, mica quando è già notte) a fare
un po’ più tardi davanti alla tv.
E poi il Po, il Grande Fiume che da sempre ci è stato un
fedele compagno, ma qualche volta anche un terribile avversario.
Già, le alluvioni e tutto ciò che comportano e hanno
comportato per la gente soprattutto a quei tempi.
Ricordo in certi inverni, quando il Grande Fiume si alzava, che
la passeggiata la domenica pomeriggio era, tenuto per mano, sull’argine a
vedere il livello dell’acqua che lo sfiorava e il ponte sul Po’ che porta verso
Colorno allo stesso livello.
Auto allora ce n’erano poche, riuscivano a malapena a transitare,
a passo d’uomo, le bellissime corriere bicolori, blu e blu scuro della Ditta
Fratelli Ferrari che facevano la linea Sabbioneta-Casalmaggiore-Colorno-Parma.
Non so se è leggenda il racconto di quella volta che un
camion a rimorchio sbandando è finito nella corrente del Fiume in piena e l’hanno
ritrovato giorni dopo verso Boretto con l’autista annegato, rimasto imprigionato
al suo posto di guida annegato.
Quella volta sull’argine raccontavano che l’avevano tirato
fuori dalla cabina di guida che aveva i capelli bianchi dalla paura.
Racconti di gente povera, più umile ma anche più felice nonostante
le fatiche.
Ricordi di pastasciutte divorate dai papà con le maniche
fatte su dopo una giornata di lavoro nei campi, nei cantieri o nei garage sotto
casa trasformati in officine, servite su
tavoli preparati con tovaglie e tovaglioli a quadretti bianchi e blu o bianchi
e rossi, le bottiglie erano ancora di vetro.
Sulle tavole non c’erano cellulari appoggiati per controllare
quanti like hanno i tuoi post (il telefono non
c'era neanche in casa, se proprio ne avevi bisogno, attraversavi la strada,
andavi nella salumeria dalla Fulvia e del Nino e chiedevi di telefonare, facevi
i numeri con il dito incastrato nel disco del telefono nero attaccato al muro) non si ascoltava la radio, non si guardavano i
telegiornali semplicemente perché pochi avevano le prime televisioni e, per non
rovinarle si guardavano solo alla sera dopo la cena, magari insieme ai vicini
che non l’avevano.
Si condivideva e soprattutto si parlava di più.
Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
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