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domenica 24 aprile 2016

IL RITORNO DI DON CAMILLO

La bassa, le mie parti, terre amiche e conosciute, lì vicino ci sono nato e ci sono cresciuto.
Ricordi di cose che ti hanno raccontato da bambino, delle quali non ti dimentichi più, anche dopo quando sei cresciuto e rivissute attraverso un film in bianco e nero (o meglio, in grigio).
Non ero ancora nato quando è stato girato questo film e la serie, anni dopo, però è stata l’unica concessione la sera (anche perché i bei film una volta andavano in onda in prima serata, mica quando è già notte) a fare un po’ più tardi davanti alla tv.
E poi il Po, il Grande Fiume che da sempre ci è stato un fedele compagno, ma qualche volta anche un terribile avversario.
Già, le alluvioni e tutto ciò che comportano e hanno comportato per la gente soprattutto a quei tempi.
Ricordo in certi inverni, quando il Grande Fiume si alzava, che la passeggiata la domenica pomeriggio era, tenuto per mano, sull’argine a vedere il livello dell’acqua che lo sfiorava e il ponte sul Po’ che porta verso Colorno allo stesso livello.
Auto allora ce n’erano poche, riuscivano a malapena a transitare, a passo d’uomo, le bellissime corriere bicolori, blu e blu scuro della Ditta Fratelli Ferrari che facevano la linea Sabbioneta-Casalmaggiore-Colorno-Parma.  
Non so se è leggenda il racconto di quella volta che un camion a rimorchio sbandando è finito nella corrente del Fiume in piena e l’hanno ritrovato giorni dopo verso Boretto con l’autista annegato, rimasto imprigionato al suo posto di guida annegato.
Quella volta sull’argine raccontavano che l’avevano tirato fuori dalla cabina di guida che aveva i capelli bianchi dalla paura.   
Racconti di gente povera, più umile ma anche più felice nonostante le fatiche.
Ricordi di pastasciutte divorate dai papà con le maniche fatte su dopo una giornata di lavoro nei campi, nei cantieri o nei garage sotto casa trasformati in officine,  servite su tavoli preparati con tovaglie e tovaglioli a quadretti bianchi e blu o bianchi e rossi, le bottiglie erano ancora di vetro.
Sulle tavole non c’erano cellulari appoggiati per controllare quanti like hanno i tuoi post (il telefono non c'era neanche in casa, se proprio ne avevi bisogno, attraversavi la strada, andavi nella salumeria dalla Fulvia e del Nino e chiedevi di telefonare, facevi i numeri con il dito incastrato nel disco del telefono nero attaccato al muro)  non si ascoltava la radio, non si guardavano i telegiornali semplicemente perché pochi avevano le prime televisioni e, per non rovinarle si guardavano solo alla sera dopo la cena, magari insieme ai vicini che non l’avevano.

Si condivideva e soprattutto si parlava di più.
Quante volte l'avrò' visto questo film, come tutti gli altri della serie e come ogni volta, in qualsiasi posto sono, come questa sera, non c’è Fiorentina – Juventus che tenga, pizza d'asporto Da Lino, e stravaccato suldivano, mi dispiace, ma non ci sono per nessuno.

Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
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