A chi non è mai capitato di
incontrare dopo tanto tempo al bar, per la strada qualcuno che si era perso di
vista. Quante volte quella persona si è giustificata dicendo, più che lavorare
non faccio, lavoro come un matto da mattina a sera. L’altra sera dopo tanto
tempo ho incontrato Cinthia, la titolare di un’officina d’auto in un’area di
servizio, quattro collaboratori (non mi piace il termine dipendenti) lei stessa
in tuta, ferri del mestiere in mano colpa della passione per i motori che le ha
trasmesso suo papà. Parlando del più e del meno mi ha raccontato che passa
sedici ore al giorno in officina, anche
al sabato, la domenica pure e ciò nonostante deve riscuotere anche un sacco di
crediti. Cinthia è convinta che, perché lavora sedici ore al giorno, (parlare
con i clienti, tenere la contabilità, caffè al bar, le ultime news sulla
Juventus della quale è tifosa sfegatata, quattro chiacchiere con quello,
quattro con questo, parlare con i
clienti, tenere la contabilità, ordinare i ricambi, ricevere i rappresentanti è
un tutto compresi) di lavorare il doppio di una persona che normalmente di ore
ne lavora otto e nonostante, quando arriva sera il molto da fare che ci sarebbe
viene rimandato al giorno dopo. ‘’Ma Cinthia forse non è meglio se passi un
sette ore concentrata sul tuo lavoro e una a controllare la tua contabilità i crediti
da riscuotere, sollecitare i clienti che non ti pagano? Avrà più valore la
qualità del lavoro che la quantità di ore che tu e i tuoi collaboratori
dedicate al lavoro e quest’ ultimo diventerà il
valore aggiunto perché lo è per qualsiasi attività e per qualsiasi
azienda. Inoltre la
concentrazione e la qualità del lavoro svolto lavorando sedici ore sarà molto
inferiore rispetto a quelle che si possono sviluppare lavorandone otto’’. Fino
allo spritz che normalmente segue quando due amicizie si re incontrano di sera
dopo tanto tempo, ho resistito pur sostenendo con convinzione le mie teorie
delineandole con una biro su un foglio di carta prestati con gentilezza da una
signora, la barista incuriosita che approvava. Dopo l’orata al sale e la rucola
nella cenetta che normalmente segue lo spritz, quando due amici si re
incontrano dopo tanto tempo e cominciano a parlare, un po’ per amicizia appunto,
ma anche perché oltre a quello nello sport è il mio lavoro, mi sono ritrovato
così per una settimana ad essere il consulente
nell’organizzazione del lavoro di un officina di riparazioni auto. Con Cinthia
abbiamo impostato la settimana su cinque giorni lavorativi di otto ore ciascuno
dal lunedì al venerdì, al sabato una mezza giornata di quattro ore. Il tutto
con l’impegno di lavorare solo per chi e per ciò che si ritiene più importante,
essenziale, ottimizzando fino all’eccesso il tempo a disposizione. Il sabato pomeriggio
dedicato alle faccende di casa e la domenica Cinthia la dedicherà al recupero
delle energie, agli hobby in relax (ama i fiori e le piante ed ha uno stupendo
giardino) e alla Juventus. Oggi è mercoledì e la settimana nell’officina di
autoriparazioni sta scorrendo meglio del previsto, resta perfino il tempo dopo
una giornata di lavoro di goderci un aperitivo e una cenetta di lavoro all’aperto, è il momento nel quale si fa il punto e ci si
scambiano idee sulla nuova programmazione impostata e si tirano le somme della
giornata prima che Cinthia torni a casa in tempo per la telenovela che
l’appassiona e per scegliere il un film in tv
per concludere la giornata. Sono curioso di sapere la prossima come sarà,
potrebbe anche essere ma non è detto, che Cinthia riprenda a lavorare sedici
ore al giorno perché non sempre è facile cambiare le proprie abitudini. Tuttavia
il
fatto di aver dedicato al lavoro questa settimana solo otto ore al giorno, le avrà
fatto scoprire che c’è un modo diverso
di impostare la giornata, di gestire il tempo a disposizione e che soprattutto
si può dedicarlo a ciò che conta veramente.
J di calcio e d’altre nuvole
Carlo
Feroldi-Riproduzione Riservata
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