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venerdì 6 febbraio 2015

MAMMA BUTTA LA PASTA

Guarda come viene giù.
Il Galimba ha detto che il piano neve è pronto, siamo in una botte di ferro.
O è meglio a cavallo?
C’è una cosa che devo ancora capire, se in certe occasioni è meglio stare, perché più al sicuro in una botte di ferro o a cavallo.
Nevica e, siccome non mi fido, mamma butta la pasta che oggi non torno a casa a mangiare.
Primo perché appunto nevica, secondo, sto bene qui in mezzo ai boschi tra le montagne, terzo perché non mi piace la pasta alla norma!
Troppo complicata, la pasta e anche tutte quelle postille: mettere a norma, sarebbe buona norma, per tua norma!
Norma mi suona un po’ troppo come regole da rispettare, leggi da imporre, precetti da mettere in pratica.
E allora in questi casi la pasta alla norma ‘’comme il faut’’?
 A parte il fatto che non mi piacciono né la ricotta né le melanzane, ognuno dovrebbe farsela un po’ come gli pare.
 Io mi fermo qui su all’Orda, mangio al baretto da Terry su a 800 metri dopo la curva, un piatto semplice, di facile preparazione, alla portata di tutti.
Occorrente per due persone:
Terry
Un baretto all’Orda di Sopra su a 800 metri dopo la curva, immerso nel silenzio e nel verde e chiuso per turno.
Un appartamento sopra il baretto
Un comodo divano
Un tavolino,
Un pc colpito da un virus
Una tv
Una radio che gracchia sintonizzata su Radio Alta.
Voglia di fare niente e di starsene tranquilli e in relax.
Le luci soffuse
Un telefono a portata di mano (perché metti mai che chiami la sciura Zombelli.)
Preparazione:
Lasciare fuori dalla porta ansie, preoccupazioni.
Scoprire l’importanza dell’attesa in compagnia della tv, di una buona buldogg-pale-ale-extra-strong e qualche ziga intanto che lei, con la corriera va a pregare nella chiesina dall’altra parte della valle.
Andare a prenderla quando ritorna, dopo circa tre ore alla fermata.
Passare insieme dalla Legler a prendere il pan carré per i toast, il salame ungherese (nel caso non ci sia va bene anche il salame di tipo Milano) della fontina valdostana e del  paté alle olive.
Fermarsi dal Lino a prendere anche due tranci di pizza, una margherita e l’altra alle acciughe.
Tornare a casa, servire il tutto (tranci di pizza, toast al salame, fontina e paté di olive) con calma sul tavolino vicino al divano, perché tanto di tempo ce n’è. Accompagnare con del buon rosso che scalda mentre si guarda l’Era glaciale, un film in tema con la temperatura di fuori.
Non rispondere al telefono alla sciura Zombelli.
Mischiarsi su bene.

Svegliarsi il giorno dopo con la radio che gracchia sintonizzata su Radio Alta, Stiracchiarsi, sorridere alla vita che è la cosa più bella che ci sia, anche quando nevica e, quando capitano giornate cosi, anziché imprecare, riconoscere di essere proprio delle persone fortunate.


Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
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