Guarda come viene giù.
Il Galimba ha detto che il piano neve è pronto,
siamo in una botte di ferro.
O è meglio a cavallo?
C’è una cosa che devo ancora capire, se in
certe occasioni è meglio stare, perché più al sicuro in una botte di ferro o a
cavallo.
Nevica e, siccome non mi fido, mamma butta la
pasta che oggi non torno
a casa a mangiare.
Primo
perché appunto nevica, secondo, sto bene qui in mezzo ai boschi tra le montagne,
terzo perché non mi piace la pasta alla norma!
Troppo
complicata, la pasta e anche tutte quelle postille: mettere a norma, sarebbe
buona norma, per tua norma!
Norma mi
suona un po’ troppo come regole da rispettare, leggi da imporre, precetti da
mettere in pratica.
E allora in
questi casi la pasta alla norma ‘’comme il faut’’?
A parte il fatto che non mi piacciono né la
ricotta né le melanzane, ognuno dovrebbe farsela un po’ come gli pare.
Io mi fermo qui su all’Orda, mangio al baretto
da Terry su a 800 metri dopo la curva, un piatto semplice, di facile
preparazione, alla portata di tutti.
Occorrente
per due persone:
Terry
Un
baretto all’Orda di Sopra su a 800 metri dopo la curva, immerso nel silenzio e
nel verde e chiuso per turno.
Un
appartamento sopra il baretto
Un comodo
divano
Un tavolino,
Un pc
colpito da un virus
Una tv
Una radio
che gracchia sintonizzata su Radio Alta.
Voglia di
fare niente e di starsene tranquilli e in relax.
Le luci
soffuse
Un
telefono a portata di mano (perché metti mai che chiami la sciura Zombelli.)
Preparazione:
Lasciare
fuori dalla porta ansie, preoccupazioni.
Scoprire
l’importanza dell’attesa in compagnia della tv, di una buona buldogg-pale-ale-extra-strong
e qualche ziga intanto che lei, con la corriera va a pregare nella chiesina dall’altra
parte della valle.
Andare a
prenderla quando ritorna, dopo circa tre ore alla fermata.
Passare
insieme dalla Legler a
prendere il pan carré per i toast, il salame ungherese (nel caso non ci sia va
bene anche il salame di tipo Milano) della fontina valdostana e del paté
alle olive.
Fermarsi
dal Lino a prendere anche due tranci di pizza, una margherita e l’altra alle
acciughe.
Tornare a
casa, servire il tutto (tranci di pizza, toast al salame, fontina e paté di
olive) con calma sul tavolino vicino al divano, perché tanto di tempo ce n’è.
Accompagnare con del buon rosso che scalda mentre si guarda l’Era glaciale, un
film in tema con la temperatura di fuori.
Non
rispondere al telefono alla sciura Zombelli.
Mischiarsi
su bene.
Svegliarsi
il giorno dopo con la radio che gracchia sintonizzata su Radio Alta, Stiracchiarsi,
sorridere alla vita che è la cosa più bella che ci sia, anche quando nevica e, quando
capitano giornate cosi, anziché imprecare, riconoscere di essere proprio delle
persone fortunate.
Carlo Feroldi – www.carloferoldi.weebly.com
Riproduzione Riservata - J Di calcio e d’altre nuvole
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